08.02.2025. Si è svolta a palazzo Manzioli, l’11esima edizione del “Refuscus Mundi” rassegna enologica internazionale. A tagliare il nastro dell’esposizione di 42 cantine italiane, croate e slovene, la ministro dell’Agricoltura, Foreste e Alimentazione, Mateja Čalušič. Il Festival dei vini corposi dell’Alto Adriatico, introdotto della coordinatrice culturale della CAN, Agnese Babič, ha visto poi brevi interventi della presidente della Comunità Autogestita della Nazionalità italiana di Isola, Vita Valenti e di Matej Zaro, vitivinicoltore connazionale a filiera bio, tra i promotori della manifestazione. Con la benedizione del parroco, Janez Kobal, si sono aperte ufficialmente degustazioni, workshop e masterclass del refosco, alla presenza di alte cariche politico-amministrative e minoritarie inter-comunali, tra cui la vicesindaco di Isola Nataša Čerin. Guide, calici e approfondimenti vitivinicoli del rosso, scoperte le 15 sfumature dell’affascinante vitigno autoctono, vero e proprio tesoro enologico dell’Alto Adriatico. Dal Refosco istriano al corposo Terrano, i 25 produttori istriani del litorale e delle cantine del Carso hanno esposto in prevalenza le varietà di casa. Dalla zona del Collio, colline orientali friulane e Valle del Vipacco invece, dalle 8 cantine italiane, in mostra vini derivati dallo schioppettino (la cosiddetta Ribolla nera). Dalla penisola, a rappresentare la parte istro-quarnerina, in rassegna i vini delle tipiche terre rosse, ossia le rare etichette di sansigot. Il folto pubblico ha potuto godere di storia e tradizione, innovazione e biologico nella ricerca di autentici gusti del refosco, in quella che – ancora una volta – si è dimostrata una finestra enologica internazionale di promozione. Trampolino di lancio per produttori vitivinicoli scelti, al cospetto di esperti enologi, enoteche, rivenditori, degustatori e consumatori di settore, gli estimatori del calice hanno visto primeggiare accanto a grandi produttori come la “Vinakoper”, che vanta le maggiori riserve di refosco, anche bottiglie e limitate etichette di qualità, nelle cantine a conduzione familiare.
Foto e testo: Elena Bubola